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MArteLive 2008. Inizia l’ottava avventura…

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Le provenienze dell’amore

Una nuvola di capelli cotonati si avvicina lentamente al microfono disposto proprio sotto le luci azzurrine del palco. Tra il pubblico c’è chi preferisce stare in piedi e, mentre qualcuno si dispone ordinatamente attorno ai tavolini neri, la grande maggioranza dei presenti sceglie di sedersi a gambe incrociate direttamente sul pavimento della sala.
Forse per stabilire un contatto più profondo e immediato con gli artisti, forse per assaporare l’atmosfera di rilassato abbandono che rende questo spettacolo notoriamente intenso e amaro.

Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo, insieme alla “guest star” Simone Cristicchi, non ci mettono troppo tempo ad avvolgere in un caldo abbraccio sincero i presenti, dando vita ad un concerto carico di atmosfera e ricco di pathos. “Le provenienze dell’amore” è un emozionante reading acustico in cui Cristicchi racconta la toccante storia di Nick Drake, cantautore morto nel 1974 a soli 26 anni, accompagnato da Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo che reinterpretano brani sia dello stesso Drake, sia di altri artisti.
Cristicchi, impeccabile con occhiali neri e completo grigio, quasi un marchio di fabbrica, legge alcune parti del libro di Stefano Pistolini da cui lo spettacolo prende il titolo, con il coinvolgimento tipico di chi vuole raccontare e fare propria una vicenda, trasmettendo qualcosa di autentico e moralmente valido in ogni tempo e luogo. In mezzo ai racconti della “vita, morte e postmortem di Nick Drake” (questo il sottotitolo del libro di Pistolini), si inserisce una serie di brani classici ma non scontati, in una concatenazione sonora che riporta fedelmente la fragile psicologia di un grande talento scomparso prematuramente.
E così, mentre Cristicchi ci descrive con voce tremante il tunnel di depressione che gradualmente portò Nick Drake a consumarsi nell’isolamento e nell’autodistruzione, si aprono morbide interpretazioni di brani come “Hallelujah” di Leonard Cohen o “Delicate” di Damien Rice. Non mancano poi “Fruit tree” e “Pink moon”, l’ultimo lavoro inciso da Drake, il tutto accompagnato da proiezioni e immagini suggestive ispirate alla vita dell’artista. Una vita breve, tormentata da angosce e paure, intervallata da momenti di acuta disperazione, durante i quali Drake si rinchiudeva nel suo mondo, sprofondato incessantemente nella sua poltrona arancione, ad ascoltare, in un loop senza fine, i “Concerti Brandeburghesi” di Bach, come ci racconta Cristicchi. Un ragazzo che, come scrive Pistolini, voleva a tutti i costi “raggiungere attraverso una musica pura il riconoscimento del grande pubblico”, riconoscimento avvenuto purtroppo solo dopo la sua morte.
Da questo spettacolo, proposto sottovoce e con discreta semplicità, emerge non solo la complicata “storia laterale” e la psicologia di un personaggio che con soli tre album ha offerto un grande contributo alla musica internazionale, ma anche una lezione morale e sociale che difficilmente può passare inosservata.

(Federica Cardia)

 

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