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Antica Proietteria [LPM 2015 Interview]

Antica Proietteria, 35 anni (età media), Italia

I ragazzi di Antica Proietteria non li ho incontrati di persona, ma li ho cercati e raggiunti per mail dopo essere rimasto affascinato dal loro mapping, ispirato alle origini storiche della settima arte (video in fondo).

Cos’è l’Antica Proietteria?
«L’Antica Proietteria è una “corporazione” di proiettari che nasce dall’incontro di Ka:lu, Zuth e Fatcat per promuove la cultura del linguaggio visivo e l’attività di chi opera nel nostro settore. Parallelamente alle proiezioni, organizziamo spazi di formazione per dimostrare come lo sviluppo di questo linguaggio passi attraverso la cooperazione e la collaborazione, due valori che riteniamo fondamentali. Viviamo tra Umbria, Marche ed Emilia Romagna e ci siamo conosciuti in occasione del festival di Vjing “Expanded Vision”.»

Da dove è nata l’idea del mapping che avete portato a LPM?
«L’idea della performance per LPM è partita considerando la location e la superficie del Meeting, ovvero il Nuovo Cinema Aquila. Questo progetto, StudioNumeroUno, ha voluto raccontare attraverso un parallelo linguistico il cinema delle origini come il videomapping di oggi. Le prime sperimentazioni del cinema, disorganizzate, anarchiche, più interessate a mostrare il movimento e gli effetti speciali che a narrare qualcosa, esprimevano un linguaggio organico non troppo differente dal contemporaneo linguaggio digitale.»

Il mapping, e la visual art in generale, sono forme espressive fortemente legate alla tecnica informatica e alla conoscenza dell’uso del supporto digitale. Il nome della vostra crew, invece, richiama in un certo senso un modo più artigianale, retrò e analogico di lavorare. Cos’ha in più la proiezione rispetto ad altre arti visive, e  come riuscite a conciliare estetica e tecnica?
«È proprio questo uno dei punti fondamentali dell’Antica Proietteria, ovvero riportare al centro del lavoro i contenuti piuttosto che la tecnica. Sorprendere, intrattenere, spettacolarizzare, ma sempre cercando di raccontare qualcosa. La tecnica del videomapping – o, come noi preferiamo chiamarla, delle “grandi proiezioni” – ha il potenziale di poter raggiungere un considerevole numero di spettatori per poter veicolare messaggi. Abbiamo l’impressione che il tutto si stia muovendo sempre più verso “la sagra dell’effetto”. Avere le  macchine più potenti e i proiettori più luminosi è sicuramente un elemento importante, ma non abbastanza da poter prendere il sopravvento sul voler raccontare qualcosa.»

Qual è l’essenza della proiezione?

«La nostra essenza, il nostro fare, come il nostro proiettare, è rivolto allo studio e allo sviluppo di un linguaggio che da anni è parte integrante del nostro universo personale.»

http://www.anticaproietteria.it

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